INGREDIENTI (dalla ricetta di Simone Salvini)
PROCEDIMENTO Mescolare con una frusta malto e olio di mais. Mescolare la farina tipo2, il fioretto di mais e il lievito. Versare gli ingredienti liquidi nelle farine. Aggiungere l'aroma che si preferisce. Impastare il tutto con l'aiuto di pochissima acqua. Far riposare per un'oretta circa. I biscottini cuociono in 10 - 12 minuti a 180°; le crostate, sempre a 180°, un tempo variabile a seconda della grandezza. "Come si fa a non voler essere perfette in un mondo in cui, fin da piccole, ci si è sentito ripetere che la perfezione era l'unico modo per dare un senso alla propria esistenza? [...] Come si fa a capire che la vita, talvolta, può essere altro, meno faticosa, meno impegnativa, meno pesante? Semplice. Non si fa. Non si può. Non lo si pensa nemmeno. [...] Ci sono i compiti da finire, gli esami da preparare, i concorsi da vincere, le aziende da dirigere. Ci sono le aspettative degli altri e della società. Lo sguardo dei genitori. La speranza delle maestre e dei professori. Tutte le battaglie fatte nel passato dalle donne per permettere alle nuove generazioni di mostrare che anche una donna ce la può fare[...]." E alla fine le donne "ottengono tutto. Hanno assolutamente tutto. Tutto tranne la gioia." "Dietro il successo [...]si nasconde quasi sempre [...] tutto quello che si sarebbe voluto fare e che non si è fatto perché non c'era tempo, perché qualcuno stava aspettando qualcosa, perché il senso del dovere lo impediva. [...] Ci si adatta per diventare esattamente come gli altri desiderano, e poi si scopre di non saper nemmeno più che cosa si vuole.[...] Fino a costruirsi l'ideale di un io rigido e intransigente che le spinge (le donne), anche da adulte, ad accettarsi solo se "perfette". Finché le ragazze continueranno a cercare la perfezione, "non potranno mai rendersi conto che la vita è altro. Talvolta lasciar perdere; talaltra perdere qualcosa. E smetterla una volta per tutte di voler essere perfette. Tanto la perfezione non esiste. E poi non ne vale la pena." (Da un articolo di Michela Marzano per R2 - La Repubblica dell'11 gennaio 2013) Ne sarà valsa la pena di fare esperimenti su esperimenti per ottenere una ricetta che fosse frutto della mia inventiva, ma soprattutto per poter dimostrare a tutti che "io" avevo inventato una pasta frolla, vegana e senza zucchero, perfetta?
Sperimentare e fare ricerca è sempre un bene, l'importante, alla fine, è capire cosa ci piace davvero, anche se non è tutto merito nostro, anche se è stato facile ottenerlo, anche se non abbiamo fatto estenuanti sacrifici per arrivarci. La ricetta della frolla perfetta io ce l'avevo già. Non è mia. Non so se sia la migliore possibile. Non so se ne troverò altre più buone, domani. Questa intanto la condivido con voi, con la promessa di condividere anche tutte le altre che mi piaceranno in futuro. Nel frattempo, mi godo la gioia di aver deciso di smettere di cercare di essere "perfetta", molto tempo fa, e intanto mangio biscottini.
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Forse le avete già viste le case di Procida: sono state dipinte di colori diversi l’una dall’altra affinché gli uomini dell’isola, gente di mare, potessero riconoscerle da lontano, riuscendo così a vegliare sulle loro famiglie pur lavorando al largo. Arrivando da Napoli ci si ritrova davanti una tavolozza di colori acquerellati, facciate compatte, con finestre piccole e varchi strettissimi all’ingresso. Ma è dentro queste mura solide e compatte che avviene la magia; interi mondi si nascondono all’interno dei palazzi procidani: rampe, terrazze, facciate, giardini, case su case, famiglie diverse che diventano piccole comunità, tutto oltre le mura alte dai colori acquerellati. Dev’essere proprio vero che l’architettura influenza la vita delle persone e viceversa, perché la gente di Procida è esattamente come le case che abita. A prima vista i procidani potrebbero sembrare chiusi, schivi, restii ad accogliere “lo straniero”, ma poi basta entrare da un varco piccolo e strettissimo per scoprire un mondo meraviglioso fatto di persone generose, amabili, affettuose, ma al tempo stesso rispettose, discrete e riservate. È qui che io mi sento a casa. Tra questi vicoletti stretti, su queste terrazze paradisiache, sulle panchine del porticciolo dei pescatori, alla spiaggia del Pozzo Vecchio, (...) io passerei la mia intera esistenza. Mi sono sentita a casa anche in questo posto meraviglioso che affaccia sul mare, proprio di fronte a Vivara: è un ristorante dell’isola gestito da Girone e da tutta la sua famiglia. Il giorno in cui ho scattato queste foto ho mangiato lo "stufato di primavera", ho chiacchierato con i proprietari, mi sono fatta lasciare la ricetta dal cuoco Michele e sono tornata a casa con un dono prezioso. Ho provato a rifarlo, lo "stufato di primavera", con le patate, le cipolle e le fave dell’orto di Girone. I carciofi li ho comprati. Le verze non le ho trovate. Pur essendo buono, il mio stufato non aveva lo stesso sapore. Certo, non c’erano le verze e i carciofi non erano teneri come quelli del loro orto. Non aveva lo stesso sapore, perché i sapori non potrebbero mai restare gli stessi, lontano da casa. INGREDIENTI
(per 2 porzioni)
PROCEDIMENTO Pulite e tagliate a spicchi i carciofi. Metteteli in acqua con un poco di limone per evitare che anneriscano mentre preparate gli altri ingredienti. Pelate le patate e, se necessario, tagliatele a tocchetti. Sgranate le fave. Lavate e tritate le foglie di verza. Tritate grossolanamente le cipolle. Soffriggete la cipolla in un pentola con un poco di olio extravergine. Aggiungete le patate, i carciofi, un bicchiere di acqua un pizzico di sale. Lasciate cuocere a fuoco dolce e con il coperchio, stando attenti a non far asciugare completamente l'acqua. A questo punto, aggiungete le verze e il secondo bicchiere di acqua lasciando cuocere ancora con il coperchio. Quando l'acqua non si sarà ancora completamente asciugata, aggiungete le fave e lasciate andare, sempre a fuoco dolce, altri cinque o dieci minuti. Decidete a vostro gusto la "brodosità" del piatto, aggiustate di sale e servite con un filo di olio a crudo, una spolverata di pepe e qualche crostino di pane integrale. |
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