Sta per cominciare un nuovo inverno qui a Procida. Lo percepisco dall'aria sempre più tagliente della sera, dal conforto che provo a camminare al sole durante il giorno e dalle attività turistiche che cominciano a chiudere. Ne colgo i segnali e cerco di farmene una ragione, perché, lo devo ammettere, nella mia testa c'è ancora un po' l'idea che su un'isola non può essere inverno: dev'essere per forza tutta un'estate perpetua, tutta una vacanza perenne, sempre sole, caldo e mare. È per questo che l'anno scorso non ho mai fatto completamente il cambio di stagione (con l'influenza che ne è seguita), ed è per questo che anche quest'anno, a novembre, continuo ad indossare irremovibilmente le espradillas. Sta cominciando un altro inverno e lo capisco dal fatto che stanno tutti partendo per le vacanze. E certo, perché in un posto di mare, dove molti lavorano tutta l'estate, la gente va in vacanza adesso, preferibilmente in montagna, "che di mare noi ne vediamo assai". In questo strano ciclo di stagioni ribaltate, io non sono ancora mai andata in vacanza e mi sento un po' come quei bambini che, come si suol dire, "prendono il giorno per la notte" non riuscendo più a trovare il giusto equilibrio veglia/sonno. Sono certa che prima o poi capirò anche io qual è il corretto ciclo circadiano-vacanziero che meglio si addice alla mia condizione di isolana non natìa, ma nel frattempo... Sta cominciando un altro inverno, il secondo, e solo ora mi pare di capire un po' di più il "lessico familiare" di questa comunità che, vivendo in un territorio "confinato" è a tutti gli effetti come una famiglia che vive nella stessa casa. Modi di dire, abitudini, conflitti, amori, sguardi, saluti, relazioni: tutto mi sembra un po' più chiaro adesso, anche se di cose da imparare ce ne sono ancora molte. A questo punto credo proprio che dovrò arrendermi ai maglioni pesanti (sigh) alle tisane bollenti e ai pancake con lo sciroppo d'acero a colazione, perché sta per cominciare un altro inverno e, a dirla tutta, non vedo l'ora di scoprire come sarà. INGREDIENTI
PROCEDIMENTO Con una frusta, mescolate insieme la farina con il succo di mela. Aggiungete l'olio extravergine d'oliva continuando a mescolare. Incorporate il lievito e il succo di limone. In ultimo, unite un pizzico di sale. Se volete, potete aggiungere degli aromi a piacere (vaniglia, cannella, arancia, ecc.) Versate il composto in una padella calda (ma non rovente) a seconda della grandezza che vorrete dare ai vostri pancake. Dopo pochissimo, la superficie dei pancake si riempirà di bollicine. A questo punto potete girarli aiutandovi con una paletta. Lasciate cuocere anche dall'altro lato. Potete servirli con sciroppo d'acero o marmellata, crema di nocciola o di mandorla, frutta fresca, frutta secca, ecc. ecc.
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Quando una relazione non funziona solitamente si pensa che ci sia qualcosa di sbagliato nell'altro. Prendi le carote, per esempio, ho sempre pensato che il motivo per cui non mi piacessero un granché fosse il loro sapore dolciastro e la loro consistenza legnosa. Ma cosa avevo mai fatto io per capire se, al di là di quelli che il mio palato identificava come difetti, ci fosse in loro una qualche potenzialità nascosta che avrebbe completamente cambiato i rapporti tra di noi? Forse non c'era nulla di sbagliato nelle carote e l'unica cosa sbagliata di tutta questa storia ero proprio io con la mia incapacità di riuscire a guardare al di là del mio naso. Mi ero accomodata sulle mie solide certezze (il dolciastro legnoso) impedendo alle povere carote di mostrarmi tutto il resto, nonostante molte altre persone intorno a me mi decantassero le lodi di questi graziosi tuberi arancioni. Mi ci sono messa d'impegno. Non a farmi piacere le carote per forza: non sarebbe stato giusto, ma a cambiare il mio punto di vista. Che fatica ragazzi! La realtà è complessa; le possibilità sono infinite; le classificazioni, invece, gli stereotipi, le certezze acquisite, sono così comode, che rimetterle in gioco in continuazione è una vera e propria lezione di ginnastica, dopo che avevi buttato la tessera della palestra da mesi. Ora mi piacciono, nell'ordine: la crema di carote calda con i crostini di pane all'olio, le carote tagliate sottili e saltate in padella con la salsa di soia, le carote grattugiate a crudo e condite con olio, sale e limone ma, soprattutto, queste semplicissime polpette (comincio seriamente a sospettare che sotto forma di polpetta potrebbe piacermi qualunque cosa). Non sono sicura di aver chiuso la faccenda carote, perché penso che ci siano ancora un milione di strade da esplorare. Anche perché mi sono accorta che, quando cominci ad allenarti, ci prendi proprio gusto a sperimentare le novità. Sì, perché le carote, esattamente come accade molto spesso alle persone, non cambiano mica. Carote erano e carote restano, e non c'è nulla che, né io, né voi, possiamo farci. Tutto quello che è in nostro potere fare, è riuscire a guardare le cose da un altro punto di vista, o, se preferite, assaporare gli ingredienti in ricette sempre nuove, fino a che non si riesce a trovare l'alchimia perfetta che può avvicinare perfino una carota a una sua (ormai ex) nemica giurata. INGREDIENTI
PROCEDIMENTO Pelate le carote, tagliatele a tocchetti e cuocetele al vapore fino a che non saranno morbide. In alternativa, potete anche bollirle in poca acqua, ma forse vi servirà più farina di ceci per realizzare l'impasto. Schiacciate le carote con uno schiacciapatate oppure con una forchetta. Aggiungete farina di ceci e un poco di sale per realizzare un composto dalla consistenza abbastanza morbida: se mettete troppa farina, le polpettine, cuocendosi, diventeranno dure. Siccome l'impasto potrebbe risultare un poco appiccicoso, bagnatevi leggermente le mani con l'acqua per realizzare le polpette. Con questo impasto ne ho fatte 12. Impanate le polpette nel pangrattato integrale. Versate un filo d'olio in una padella antiaderente e cuocete le polpette prima da un lato e poi dall'altro fino a che non saranno ben dorate. Mangiatele calde o tiepide, magari accompagnate da una salsa realizzata frullando l'avocado con un poco di succo di limone e sale integrale. Parte da oggi l'iniziativa Procida Food Experience che ho ideato per offrirvi la possibilità di esplorare l'isola di Procida attraverso la sua cultura alimentare, la sua storia gastronomica, i suoi profumi e i suoi sapori. I servizi offerti al momento sono: food tour, personal food shopping, personal dietitian. Food tour Tour eno-gastronomico attraverso il quale sarà possibile scoprire o riscoprire l'isola di Procida grazie ai sapori e ai profumi che meglio esprimono la sua identità. Dopotutto, non si conosce mai fino in fondo un territorio fino a che non si scoprono le sue radici culinarie. Food personal shopper Servizio che si propone di farvi scoprire le eccellenze gastronomiche locali e non solo. Cibo a km zero, vini locali di qualità, alimenti biologici, vegan, fair trade, gluten free, dairy free: è possibile soddisfare qualsiasi esigenza di acquisto. E non dimentichiamo l'artigianato. La consulenza di shopping non si ferma solo al cibo. A Procida esiste un grande fermento intorno all'attività artigianale che, molto spesso, si esprime attraverso arti antiche e preziose, tramandate di generazione in generazione. Personal dietitian
Consulenza dietetico-nutrizionale, secondo i principi della cucina mediterranea. Molto spesso, riscoprire le proprie origini culinarie è il modo migliore per approcciasi ad una corretta alimentazione. I servizi offerti sono:
whatsapp +393382220157 email [email protected] A breve, torneranno anche le cooking class di cucina naturale che hanno riscosso un buon successo la scorsa estate, e di cui vi ho già raccontato tutto sulla mia pagina Facebook. Per ogni chiarimento potete contattarmi anche su whatsapp al +393490566851. Vi aspetto tutti a Procida, dunque. I legumi sono un'ottima fonte di proteine vegetali ed è per questo che sono da considerare un secondo e non un contorno, come spesso capita. I legumi sono anche gli alimenti vegetali più ricchi di ferro, calcio e potassio. Il consumo quotidiano di legumi contribuisce alla prevenzione di molte patologie: stitichezza, sovrappeso, diabete, obesità e tumori. Il Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro raccomanda di mangiare una porzione di cereali integrali e legumi anche ad ogni pasto. Foto da http://lifestyle.tiscali.it/bellezza/feeds/16/02/09/t_74_20160209_1646_news_I-legumi-tante-fibre-pochi-grassi.html?news I legumi si possono trovare:
CONSIGLI Il modo migliore di consumare i legumi è quello di mangiarli freschi o secchi, possibilmente abbinati ad un cereale integrale. Se mangiati insieme, infatti, questi due alimenti, danno vita ad un piatto ad alto valore biologico. Non è un caso, infatti, che in quasi tutte le culture esistono piatti che abbinano un cereale integrale ad un legume. Anche senza saperlo, l'uomo, nelle sue scelte alimentari, è sempre stato guidato da un ottimo istinto (fatta eccezione dell'epoca moderna. purtroppo, che ha visto sostituirsi il marketing all'istinto). In Italia, benché la tradizione culinaria popolare sia ricca di piatti a base di legumi, se ne consumano pochi. Molte persone si lamentano per i lunghi tempi di ammollo e cottura e per le difficoltà a digerirli. Per porre rimedio ai lunghi tempi di ammollo e cottura possiamo:
Per evitare il gonfiore addominale e le difficoltà nella digestione bisogna:
Importante ricordare che: - i legumi devono essere ben cotti ma non disfatti. - è meglio aggiungere il sale a fine cottura per evitare che si spappolino. Quanti e quali sono i legumi? FAGIOLI I fagioli sono orginari dell'Argentina, del Brasile, del Messico. Sono stati portati in Italia dopo la scoperta dell'America. Attualmente si contano, nel mondo, circa 500 varietà di fagioli diverse. Nutrizionalmente parlando contengono pochi grassi, forniscono un buon apporto di carboidrati e hanno un buon valore proteico se abbinati ad un cereale integrale (ad esempio, la pasta e fagioli). CECI I ceci sono i legumi più antichi del Mediterraneo, usati fin dai tempi degli egizi. Tra i legumi è il più ricco di grassi, che corrispondono al 6%, ma di grassi buoni. Dai ceci si ottiene anche la farina di ceci che è previste in alcune delle più famose ricette della tradizione italiana, soprattutto le panelle siciliane, la farinata e la panissa ligure. LENTICCHIE Le lenticchie sono dette anche "la carne dei poveri" per il loro alto contenuto di ferro e proteine (dal buon valore biologico, sempre se abbinate ad un cereale integrale), e perché molto più economiche rispetto, appunto, alla carne. Tra i legumi è il più digeribile ed è infatti molto utile per una rieducazione intestinale. FAVE Le fave sono un alimento ricchissimo di acido folico, molto importante soprattutto in gravidanza. Molte persone si lamentano del fatto che la buccia sia difficile da digerire: per facilitare la digestione è possibile sblollentarle, frullarle oppure eventualmente eliminare la buccia, tenendo presente che perdendo la buccia si perdono anche un po' di proprietà nutrizionali. PISELLI Anche i piselli, come le fave, sono ricchissimi di acido folico, nonché di moltissimi altri sali minerali. Non tutti sanno però che, se freschissimi, è possibile consumarli anche crudi, esattamente come le fave. CICERCHIE Le cicerchie sono un antico legume per molti anni caduto nel dimenticatoio e riscoperto solo di recente. Tipico della cucina povera, soprattutto delle regioni del centro Italia. Le regioni del Lazio, delle Marche, del Molise, dell'Umbria e della Puglia, infatti, hanno ottenuto dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, per le cicerchie, il riconoscimento di prodotto agroalimentare tradizionale italiano. ROVEJA Anche la roveja è un'antichissima varietà di piselli caduta in declino per anni e riscoperta anch'essa di recente. Con la roveja si ottiene anche una farina, macinata a pietra con cui si prepara una sorta di polenta, la farecchiata, dal sapore delicato e dal retrogusto leggermente amarognolo. SOIA La soia è un legume ricchissimo di proteine, circa il 40%. Contiene un'alta concentrazione di isoflavoni, tra cui i fitoestrogeni, che sono i più importanti, in quanto svolgono un'azione protettiva per il tumore della mammella, l'endometriosi, i fibromi dell'utero e gli sbagli ormonali della menopausa. Questo è dimostrato anche dal fatto che le donne giapponesi, che consumano regolarmente prodotti a base di soia, hanno una bassa percentuale di queste patologie. Dalla soia si ricavano anche il miso, il tofu, il tempeh, il latte e lo yogurt di soia, alimenti di cui sicuramente vi parlerò meglio in futuro. LUPINI Anche i lupini sono legumi molto proteici. In commercio si trovano solitamente in salamoia e più raramente secchi. Bisogna ricordarsi di fare un uso limitato dei prodotti in salamoia soprattutto se si hanno patologie per cui bisogna seguire un'alimentazione a basso consumo di sale. Attualmente si trova sul mercato anche la farina di lupini che si può aggiungere ai normali impasti del pane, della pizza e della focaccia, aumentandone così l'apporto proteico FAGIOLINI Nonostante i fagiolini siano legumi, hanno delle proprietà nutrizionali tali da poterli considerare degli ortaggi. Oltre ad essere ricchi di fibre, vitamine e sali minerali, i fagiolini vantano proprietà diuretiche e rinfrescanti e rimineralizzanti. I fagiolini si possono trovare freschi, surgelati, sott'olio, in vetro e in latta. L'ideale è consumarli freschi quando sono di stagione (in primavera). ARACHIDI Le arachidi sono delle leguminose ma, per il loro contenuto di grassi, sono considerate come frutta secca. Dalla spremitura dei semi di arachidi, a conferma del gran contenuto di grassi, si ottiene un olio, particolarmente adatto alla frittura. Non solo: dagli arachidi si ottiene anche un burro vegetale, molto utilizzato in America. Nutrizionalmente parlando, nonostante l'alto contenuto lipidico, le arachidi sono completamente prive di colesterolo oltre ad essere ricche di sali minerali ed arginina. Pur avendo buone qualità nutrizionali è bene consumare arachidi con parsimonia, essendo particolarmente caloriche. Evitate di mangiare quelle ricoperte di sale. TAMARINDO Il tamarindo è un legume molto poco conosciuto in Italia. Ha una consistenza pastosa simile a quella dei datteri, sono infatti chiamati anche datteri dell'India. Ha notevoli proprietà antibatteriche, aiuta la digestione, allieva i problemi gastrici ed è un buon lassativo. In cucina è un ingrediente molto versatile, si possono infatti preparare anche delle marmellate e delle bevande rinfrescanti. Foto da http://www.riza.it/benessere/erbe-e-fitoterapia/5543/tamarindo-l-integratore-snellente-depurativo-e-rivitalizzante.html
C'ero già stata a Procida d'inverno. Sulla nave dell'andata ero molto agitata: riuscivo solo a pensare che se l'avessi trovata triste, deprimente, vuota, se veramente non mi fosse piaciuta lontana dai riflettori del sole estivo, questo avrebbe messo in crisi un progetto di vita a cui, ormai, avevo cominciato ad affezionarmi. Arrivammo una mattina di gennaio e fu una settimana strana. I giorni scivolarono via alternando lunghe ore assolate a improvvise tempeste di pioggia. E così poteva capitare di ritrovarsi sotto le coperte a sorseggiare una tisana calda, subito dopo aver pranzato in terrazza. Molte persone ci aprirono le porte delle proprie case in un domino di inviti ad aperitivi, cene, passeggiate... Era inverno, pioveva spesso e io mi ero preparata al peggio. Eppure, sulla nave del ritorno, guardando il porto allontanarsi, regalai un sorriso complice a quell’isola che, proprio quando sembrava che dovesse definitivamente deludermi, aveva trovato ancora una volta il modo di sorprendermi. Non dirò che non è difficile vivere su un'isola d'inverno. Non perché il cattivo tempo blocchi i collegamenti via mare, anche perché capita raramente; non perché si viva tutto il tempo immersi nella mesta atmosfera della festa che finisce, anche perché a settembre, quando i turisti lasciano il porto, sembra che le strade ricomincino a respirare meglio, che la vita si riprenda i suoi tempi dopo un lungo periodo di frenesia, e che la gente si sorrida nuovamente riconoscendosi. La vita, d'inverno, su un'isola, è più dura che altrove perché, quando a sera vedi partire l'ultimo traghetto per la terraferma e realizzi che da quel momento in poi avrai solo mare intorno, sai che non puoi più scappare da te stesso. Il vento quando arriva ulula e soffia tanto forte che ti intralcia il passo. Su un'isola, me lo hanno detto in molti, la natura è forte e prepotente. All'inizio ti fa paura ma poi cominci a pensare di non poterne fare a meno, proprio come non si può fare a meno di una medicina amara. E ti arrendi all'idea che è proprio vero quel luogo comune secondo cui solo un’impetuosa tempesta di vento può spazzare via tutte le nuvole e riportarti di nuovo il sole, che lentamente allungherà le ombre e prepotentemente riaccenderà i colori. E tutto può ricominciare. Ho cercato sul vocabolario la definizione di ricominciare: la prima è “iniziare daccapo”, la seconda invece è “riprendere dopo un'interruzione più o meno lunga”. Qui è esplosa la primavera e io sto per ricominciare, in entrambe le accezioni del termine. Riprendo questo blog dopo una lunga interruzione e per l'occasione ho deciso di rimetterlo a nuovo. Ricomincio daccapo perché adesso ho una nuova vita di cui prendermi cura. Non so di preciso come sarà questa nuova primavera, ma ora so per certo che non esistono inverni isolani che non lasciano dentro una traccia profonda. Foto di Roberto Carbonara
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