Forse le avete già viste le case di Procida: sono state dipinte di colori diversi l’una dall’altra affinché gli uomini dell’isola, gente di mare, potessero riconoscerle da lontano, riuscendo così a vegliare sulle loro famiglie pur lavorando al largo. Arrivando da Napoli ci si ritrova davanti una tavolozza di colori acquerellati, facciate compatte, con finestre piccole e varchi strettissimi all’ingresso. Ma è dentro queste mura solide e compatte che avviene la magia; interi mondi si nascondono all’interno dei palazzi procidani: rampe, terrazze, facciate, giardini, case su case, famiglie diverse che diventano piccole comunità, tutto oltre le mura alte dai colori acquerellati. Dev’essere proprio vero che l’architettura influenza la vita delle persone e viceversa, perché la gente di Procida è esattamente come le case che abita. A prima vista i procidani potrebbero sembrare chiusi, schivi, restii ad accogliere “lo straniero”, ma poi basta entrare da un varco piccolo e strettissimo per scoprire un mondo meraviglioso fatto di persone generose, amabili, affettuose, ma al tempo stesso rispettose, discrete e riservate. È qui che io mi sento a casa. Tra questi vicoletti stretti, su queste terrazze paradisiache, sulle panchine del porticciolo dei pescatori, alla spiaggia del Pozzo Vecchio, (...) io passerei la mia intera esistenza. Mi sono sentita a casa anche in questo posto meraviglioso che affaccia sul mare, proprio di fronte a Vivara: è un ristorante dell’isola gestito da Girone e da tutta la sua famiglia. Il giorno in cui ho scattato queste foto ho mangiato lo "stufato di primavera", ho chiacchierato con i proprietari, mi sono fatta lasciare la ricetta dal cuoco Michele e sono tornata a casa con un dono prezioso. Ho provato a rifarlo, lo "stufato di primavera", con le patate, le cipolle e le fave dell’orto di Girone. I carciofi li ho comprati. Le verze non le ho trovate. Pur essendo buono, il mio stufato non aveva lo stesso sapore. Certo, non c’erano le verze e i carciofi non erano teneri come quelli del loro orto. Non aveva lo stesso sapore, perché i sapori non potrebbero mai restare gli stessi, lontano da casa. INGREDIENTI
(per 2 porzioni)
PROCEDIMENTO Pulite e tagliate a spicchi i carciofi. Metteteli in acqua con un poco di limone per evitare che anneriscano mentre preparate gli altri ingredienti. Pelate le patate e, se necessario, tagliatele a tocchetti. Sgranate le fave. Lavate e tritate le foglie di verza. Tritate grossolanamente le cipolle. Soffriggete la cipolla in un pentola con un poco di olio extravergine. Aggiungete le patate, i carciofi, un bicchiere di acqua un pizzico di sale. Lasciate cuocere a fuoco dolce e con il coperchio, stando attenti a non far asciugare completamente l'acqua. A questo punto, aggiungete le verze e il secondo bicchiere di acqua lasciando cuocere ancora con il coperchio. Quando l'acqua non si sarà ancora completamente asciugata, aggiungete le fave e lasciate andare, sempre a fuoco dolce, altri cinque o dieci minuti. Decidete a vostro gusto la "brodosità" del piatto, aggiustate di sale e servite con un filo di olio a crudo, una spolverata di pepe e qualche crostino di pane integrale.
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