Tutta questa storia ha avuto inizio con un seno di donna. Quella della mia alimentazione, sicuramente. E anche quella di unaelle, stranamente. Il seno materno, fin dai primi vagiti, mi ha insegnato che nutrirsi ed amarsi sono la stessa cosa, e che senza queste due cose, non avrei potuto sopravvivere. Il seno delle donne, quello oggetto di studi, quello che ultimamente è sotto l’assedio del cancro, è stato il mezzo attraverso il quale ho cominciato un bellissimo percorso di rieducazione alimentare e di amore per me stessa. Nel marzo del 2014 ho cominciato a frequentare i “Mercoledì della prevenzione” organizzati dall’Istituto Tumori di Milano, che si trovava proprio di fronte alla mia vecchia casa. Non era la prima volta che sentivo parlare di questa iniziativa, del progetto DIANA e della Cascina Rosa ma, forse, era la prima volta che mi sentivo pronta a mettere in discussione, completamente, il mio modo di nutrirmi. Il progetto di ricerca DIANA è nato nel 1995 grazie all’unità di Epidemiologia eziologica e preventiva dell'Istituto Tumori di Milano, con la finalità di studiare le relazioni esistenti tra alimentazione e cancro alla mammella. Questo progetto è tutt’ora in atto e si è allargato anche a molte altre città d’Italia. La Cascina Rosa è appunto una cascina, nel cuore di Milano, dove vengono svolti studi universitari relativi all’alimentazione, ma anche alla botanica e all’agricoltura. In essa si svolgono incontri e corsi a cui tutti possono partecipare, tra cui, anche il corso di cucina naturale che segue i principi del progetto DIANA. Il progetto, nel corso degli anni, ha dimostrato, non solo che modificando l’alimentazione è possibile ridurre i fattori di rischio associati al cancro al seno, ma anche che è possibile ridurre i casi di recidiva nelle pazienti che ne hanno già sofferto. Tutte le donne che hanno partecipato a questo progetto, inoltre, hanno risolto i loro problemi di sovrappeso (senza dover applicare ai pasti quotidiani nessun calcolo di calorie o di peso degli alimenti), hanno migliorato il problema della stipsi e hanno raggiunto un livello generale di maggiore benessere fisico. Non è molto difficile: basta seguire una rieducazione alimentare che aiuta a comprendere e correggere i principali errori dell’alimentazione moderna. Ma in realtà lo è, perché non è facile affatto mettere tutto in discussione, modificare le abitudini, aprirsi alle novità e soprattutto volersi bene. Il cancro al seno è una delle forme tumorali più diffuse al mondo, e il mese di ottobre è il mese della prevenzione. È importante prevenire questo male eseguendo controlli periodici (visite senologiche, mammografia e autopalpazione), ma è importantissimo prevenire attraverso una sana alimentazione quotidiana. Nutrirsi ed amarsi sono la stessa cosa e senza queste due cose non si può sopravvivere: è questo che mi ha insegnato il seno di mia mamma. Nutrirsi e amarsi sono la stessa cosa e se non si impara a farlo nel modo giusto, non si può sopravvivere: è questo che ho imparato, da grande, grazie al seno delle donne del progetto DIANA. Oggi tutti mettono sulle loro bacheche un nastrino rosa per aderire alla campagna del nastro rosa. Non volevo essere da meno e, quindi, oggi, sulla mia bacheca ci sarà un gelato sano, rosa e fatto con uno dei frutti simbolo della lotta al cancro. INGREDIENTI
PROCEDIMENTO Usate banane molto mature. Tagliatele a pezzetti e mettetele a congelare, almeno per una notte. Pulite mezzo melograno piuttosto grande e fate la stessa cosa con i suoi chicchi. Versate la frutta ormai congelata insieme, eventualmente, alla vaniglia e al succo di limone in un frullatore e frullatela fino a che non sarà diventata un composto cremoso. (Io comincio l'operazione con il minipimer e la ultimo con il frullatore a immersione.) Qualora, il gelato vi sembrerà troppo sciolto, riponetelo per una decina di minuti in freezer. Potete utilizzare i chicchi che vi sono rimasti come decorazione. Se vi avanza del gelato, potete conservarlo in freezer in degli stampini da ghiacciolo.
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Questo deve essere il mio anno fortunato: non faccio in tempo a finire le nocciole piemontesi che mi ha regalato mio zio, che subito una mia cara amica mi porta in dono le nocciole della Corsica, bottino della sua meravigliosa vacanza estiva. E allora, che latte di nocciole sia. Se non l'avete mai assaggiato, sappiate che è una di quelle esperienze che bisogna fare almeno una volta nella vita. INGREDIENTI
PROCEDIMENTO Frullate le nocciole insieme a un poco d'acqua. Aggiungete il resto dell'acqua poco per volta continuando a frullare. Preparate una ciotola, un colino e un panno di stoffa (che avrete precedentemente fatto bollire, per togliere l'odore di detersivo). Mettete il panno di stoffa nel colino e versate dentro tutto il liquido per filtrarlo. Lasciate scolare il latte strizzando bene il panno. Aggiungete al liquido lo sciroppo di agave e la vaniglia. Mescolate bene. Togliete dal panno di stoffa la polpa di nocciola rimasta. In questo modo potrete conservare la polpa al naturale e riutilizzarla eventualmente anche per ricette salate. Se preferite, filtrate di nuovo il liquido. Trasferite il latte dalla ciotola a una bottiglia di vetro. Conservatela ben chiusa in frigorifero, dove potrete tenerla per massimo 3 o 4 giorni. INGREDIENTI:
PROCEDIMENTO Sbucciate l'avocado e privarlo del nòcciolo. Unite i datteri denocciolati e il cacao alla polpa di avocado. Frullate insieme gli ingredienti fino ad ottenere una crema liscia ed omogenea. Versate il composto in stampi da gelato oppure in un contenitore. Riponete in freezer per almeno 6 ore. Una volta gelato il composto, sformate dallo stampo oppure servire in coppette da gelato. Decorate a piacere con la granella o con tutto quanto la fantasia vi suggerisce. INGREDIENTI
(per 140 gr circa di prodotto finito)
PROCEDIMENTO Lasciate le albicocche in ammollo nell'acqua per una notte intera. Al mattino seguente, scolate bene le albicocche e trasferitele nel frullatore con qualche goccia di limone. Frullate il tutto e usate il composto come una normale marmellata. Se dovesse servire, aggiustate la consistenza aggiungendo uno o più cucchiai di acqua di ammollo. Si conserva tre o quattro giorni al massimo, in frigorifero. CONSIGLI
INGREDIENTI
PROCEDIMENTO Frullate insieme banane e cacao. La dolcezza della banana, se ben matura, dovrebbe essere sufficiente. Ma se non vi convince il livello di dolcezza potete aggiungere un poco di malto di riso o di miele. Io ho preferito creare un contrasto con una parte di sola banana frullata e una parte al cacao. CONSIGLI
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